Virus del Nilo Occidentale (WNV)-GIDS Calenzano

Virus del Nilo Occidentale (WNV)



Cos'è il Virus del Nilo Occidentale (WNV)?

fonte wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Virus_del_Nilo_occidentale
 

Il virus del Nilo occidentale (noto anche con la denominazione inglese West Nile Virus, WNV) è un arbovirus della famiglia dei Flaviviridae, genere flavivirus, appartiene al IV gruppo dei virus a ((+) ssRNA). Di questo genere fanno parte anche il virus della febbre gialla, il virus dell'encefalite di Saint-Louis, il virus dell'encefalite di Murray Valley e il virus dell'encefalite giapponese.

Il suo nome viene dal distretto di West Nile in Uganda, dove è stato isolato per la prima volta nel 1937 in una donna che soffriva di una febbreparticolarmente alta. In seguito è stato trovato negli uomini, negli uccelli e nei moscerini in Egitto negli anni cinquanta, diffondendosi infine anche in altri Paesi. La malattia ha un andamento endemico-epidemico e inizialmente risultava diffusa soprattutto in Africa (specie in Egitto), Medio Oriente, India.

Descrizione

Nella prima metà degli anni novanta, la malattia da virus del Nilo occidentale si verificava solo sporadicamente ed era considerata un rischio minore per l'uomo. Tuttavia nel 1994 scoppiò un focolaio epidemico in Algeria che si caratterizzò per la numerosità dei casi di encefalite. A distanza di soli 2 anni, nel 1996 si verificò una nuova grande epidemia in Romania, anche in questo caso associata a un alto numero di casi di malattia neuroinvasiva. Dopo aver fatto la sua comparsa in Europa in anni più recenti il virus è apparso negli Stati Uniti d'America, dove la prima epidemia è stata dichiarata nello stato di New York nel 1999. Il WNV è ormai diffuso a livello mondiale, e dagli Stati Uniti si è ormai esteso al Canada e, verso sud, nelle isole Caraibiche e nell'America Latina.

Oggi il virus del Nilo occidentale deve essere ormai considerato un patogeno endemico in Africa, Asia, Australia, Medio Oriente, Europa e negli Stati Uniti. Nel 2012 si è verificata una delle peggiori epidemie virali, nel corso della quale sono morte 286 persone negli Stati Uniti, con lo stato del Texas che è risultato particolarmente interessato dall'infezione virale. Sempre nel 2012 in Italia è stato identificato un nuovo ceppo del virus.

Il virus colpisce sia gli animali, in particolare i cavalli, sia gli esseri umani. All'apice del focolaio epidemico del 2002, sono stati registrati 15.000 casi solo nei cavalli. L'impatto dell'infezione virale sui cavalli e nell'industria americana dell'allevamento equino è stato devastante, con un tasso di mortalità circa del 40%. Nel 2008 un focolaio endemico in Italiaha determinato casi sia nelle persone sia nei cavalli. Sono stati riportati casi di infezione in 77 cavalli e due persone.

Approssimativamente circa l'80% delle infezioni da West Nile virus, nell'essere umano, decorrono a livello subclinico, ovvero non causano sintomi evidenti. Il periodo di incubazione è tipicamente compreso tra 2 e 15 giorni. Nel caso, invece, si verifichi una sintomatologia, questa è generalmente dominata dalla febbre, e da qui il nome di febbre del Nilo occidentale. Raramente oltre alla febbre possono comparire alcune gravi complicazioni neurologiche, quali meningite ed encefalite.

Trasmissione del virus

La modalità principale di trasmissione del virus del Nilo occidentale è rappresentata da diverse specie di zanzare, che sono il primo vettore. Tra queste, in particolare, riveste un ruolo primario il genere Culex. Ovviamente tutti i fattori che favoriscono la proliferazione delle zanzare, come ad esempio le piogge abbondanti, le irrigazioni dei terreni agricoli o condizioni climatiche con temperature alte, determinano un importante aumento del numero dei casi di contagio.

Gli uccelli, siano essi stanziali, migratori o domestici, giocano un ruolo cruciale nella disseminazione del virus essendo l'animale più comunemente infettato e rappresentando il primo serbatoio. Tra gli uccelli sono soprattutto i passeriformi, il più grande ordine di uccelli, a rappresentare il serbatoio naturale del virus. Gli uccelli migratori permettono invece lo spostamento del virus dall'Africa, prima zona endemica, verso altre zone temperate. Le zanzare, in particolare del genere Culex, pungendo gli uccelli migratori asportano sangue infetto, infettano sé stesse e quindi ogni altro animale, uomo compreso, di cui assumono il sangue successivamente. Il virus WNV è stato trovato in varie specie di zecche, ma la ricerca attuale suggerisce che questi animali non sono importanti vettori del virus.

Il virus infetta anche diverse altre specie di mammiferi, oltre all'uomo, ed è stato identificato in alcuni rettili, tra cui alligatori e coccodrilli, e anche in alcuni anfibi.

Bisogna comunque tenere presente che non tutte le specie animali suscettibili di infezione da virus WNV (compresi gli esseri umani), così come non tutte le specie di uccelli, sono in grado di sviluppare nel sangue concentrazione virali sufficienti per poter trasmettere la malattia alle zanzare infettandole. Pertanto non tutti gli animali sucettibili possono essere considerati fattori principali di trasmissione virale.

In Italia è in vigore dall'anno 2008 una ordinanza del Ministero della Salute che dà il via a un piano di sorveglianza Straordinaria della West Nile Disease. Il virus del Nilo è stato infatti dichiarato endemico nel nostro Paese dalle autorità sanitarie. Questa ordinanza prevede anche il coinvolgimento dei medici veterinari liberi professionisti. Con il piano di sorveglianza straordinaria si intensificano le misure straordinarie di sorveglianza “finalizzate alla cognizione dell'espansione del fenomeno”. L'attenzione al fenomeno è rivolta a uccelli stanziali appartenenti a specie bersaglio (Gazza, Cornacchia grigia, Tortora dal collare orientale), agli equidi e alla fauna culicidica (anche con posizionamento di trappole per la cattura di zanzare). La segnalazione dei casi sospetti nei cavalli è stata incoraggiata anche dalla Società Italiana dei Veterinari per Equini (SIVE), secondo le linee guida fornite dall'Istituto Zooprofilattico di Teramo.

I medici veterinari pubblici e liberi professionisti sono tenuti alla sorveglianza sindromica nei cavalli. L'attività prevede la messa a punto e distribuzione di un questionario ai medici veterinari con la finalità di individuare cavalli in cui, nel periodo di attività dei vettori, si sono manifestate sindromi neurologiche riferibili alla malattia.

Segni e sintomi nell'uomo[

Culex quinquefasciatus, uno dei trasmettitori del virus

Il periodo di incubazione della malattia, ovvero il periodo compreso tra l'infezione e lo sviluppo dei primi segni e sintomi, è tipicamente compreso tra 2 e 15 giorni. Secondo uno studio scientifico circa 1 paziente su 4 (il 26%) con infezione da West Nile virus è destinato a divenire sintomatico. I sintomi iniziali dell'infezione da virus del Nilo occidentale sono rappresentati dalla comparsa di febbremoderata che in genere perdura da tre a sei giorni. Ad essa si associa spesso un senso di malessere generalizzato, anoressia, nausea, cefalea (mal di testa). Si tratta, come si vede, di una tipica sintomatologia simil influenzale.

Ad essa può fare seguito la comparsa di dolore oculare, mal di schiena, mialgie (dolori muscolari), artralgie, tosse, eruzioni cutanee, linfadenopatia e dispnea (difficoltà a respirare). Alcuni pazienti possono sviluppare disturbi che interessano in modo particolare l'apparato gastrointestinale. In questo caso il quadro clinico è dominato da nausea, vomito e diarrea.

In meno del 15% dei casi, di solito nei soggetti anziani e in quelli più deboli, possono verificarsi alcune gravi complicazioni neurologiche quali meningite asettica, encefalite oppure meningoencefalite. I sintomi più comunemente riportati da pazienti ospedalizzati con disturbi neurologici sono: febbre elevata, marcata cefalea, estrema debolezza, paralisi flaccida, modificazione dello stato mentale con alterato stato di coscienza, confusione mentale, disorientamento, tremori, convulsioni, stupore e coma. Tra le alterazioni neurologiche sono anche state registrate atassia, disturbi di tipo extrapiramidale, anormalità dei nervi cranici, mielite, neurite ottica, poliradiculite, e crisi convulsive di tipo epilettiforme. Una minoranza di pazienti manifesta anche eruzioni maculopapulari o morbilliformi sul tronco, collo, arti superiori ed inferiori.

La più comune manifestazione oculare della malattia da virus del Nilo occidentale è invece rappresentata da una corioretinite multifocale. Generalmente il malato si rimette spontaneamente in 3-5 giorni, ma la malattia può essere anche mortale, specialmente in individui anziani e immunodepressi.

Sintomi nel cavallo

Nel cavallo il periodo di incubazione varia da 3 a 15 giorni. Oltre alla manifestazione di febbre, perdita dell'appetito e depressione generalizzata, i sintomi clinici che presentano i cavalli affetti dal virus della West Nile sono quasi esclusivamente di tipo neurologico: debolezza agli arti posteriori, che può andare dalla mancata coordinazione fino alla paralisi, indebolimento della vista, atassia, movimento compulsivo di spinta della testa contro le pareti del box, movimenti senza meta, crisi convulsive, disfagia, movimenti circolari, ipereccitabilità, coma.

Il 10% dei cavalli affetti da West Nile Virus sviluppa disordini a carattere neurologico legati all'encefalite. Il tasso di mortalità tra i cavalli che presentano i sintomi clinici della malattia oscilla dal 20 al 57%.

Una diagnosi certa, fondata su esami sierologici o del liquido cerebrospinale, è necessaria per escludere altre malattie in cui sono manifesti segni neurologici similari: rabbia, botulismo, mieloencefalite protozoaria equina (EPM) e altre forme di encefalite.

Trattamento

Allo stato attuale delle conoscenze non esiste un trattamento specifico che permetta l'eradicazione dell'infezione da virus WNV. La terapia è pertanto unicamente di supporto e indirizzata ad attenuare la possibile evoluzione verso l'edema cerebrale. Nei pazienti con marcata alterazione dello stato di coscienza o in coma il trattamento è indirizzato al mantenimento delle funzioni vitali, con particolare riguardo ad una adeguata pervietà delle vie aeree. Spesso questi pazienti si trovano già ricoverati in terapia intensiva o in rianimazione e talvolta necessitano di ventilazione assistita.

Il perdurare della febbre può determinare una marcata perdita di liquidi corporei, a seguito della traspirazione insensibile: in questi casi è necessario provvedere ad una adeguata infusione per via endovenosa di fluidi (soluzione fisiologica, soluzione di ringer lattato ed altre) verificando periodicamente l'adeguatezza dell'equilibrio idro-elettrolitico. All'inizio del 2009 la Fort Dodge Animal Health ha lanciato sul mercato il primo vaccino per equini contro il WNV autorizzato in Europa.

Prognosi

In linea generale la prognosi è favorevole. Alcuni studi indicano che la febbre del Nilo occidentale spesso può essere più grave di quanto si pensasse in precedenza. Studi clinici eseguiti su diversi focolai epidemici recenti indicano che per alcuni pazienti ci possono volere fino a 60-90 giorni per recuperare. I pazienti che hanno sviluppato una febbre da WNV di grado lieve hanno altrettante probabilità di quelli che hanno invece sviluppato gravi manifestazioni neuroinvasive della malattia di accusare a lungo termine (anche a distanza di più di un anno) disturbi somatici come il tremore e disfunzioni nelle abilità motorie ed esecutive. Secondo alcuni studi la febbre da WNV che si caratterizza per la neuroinvasività è statisticamente associata ad un aumento di rischio per una successiva insufficienza renale cronica.

Zone a rischio

Nelle zone temperate i casi di encefalite dovuti a questo virus si verificano generalmente tra la fine dell'estate e l'inizio dell'autunno. Nelle altre regioni più calde il virus può trasmettersi per tutto l'anno.

In Francia la prima epidemia ha avuto luogo nel 1962 con ben cinquanta casi di encefalite, di cui dieci gravi, e, tra il 1975 e il 1980, nuovi casi umani sono stati osservati in Camargue e in Corsica.

In Italia, le zone colpite hanno riguardato soprattutto Emilia-Romagna e Veneto, ma dal 2008 si sono verificati casi di contagio anche in Lombardia e nuovi casi di contagio si sono verificati anche nel 2013 e 2014.] Agli inizi di settembre 2017, a Collesalvetti (Livorno) si è verificato un caso di contagio di cui hanno dato notizia gli organi di informazione locali e nazionali, e per cui il Comune di Collesalvetti ha disposto, limitatamente alla località Le Buchette dove il caso si è verificato, trattamenti di disinfestazione e di prevenzione. L'uomo colpito è stato ricoverato all'Ospedale di Livorno e sottoposto ai trattamenti del caso. A scopo precauzionale diverse AVIS locali hanno deciso di effettuare controlli in tal senso sul sangue dei donatori. Anche il Centro Nazionale Trapianti italiano nel 2009 ha deciso di eseguire test per la valutazione di eventuali infezioni da WNV. Il verificarsi di una risposta anticorpale in alcuni donatori provenienti dal Piemonte, Friuli-Venezia Giulia, Marche e Basilicata è risultata decisamente inaspettata ed ha mostrato con grande evidenza che l'infezione da WNV nell'essere umano è presente in diverse regioni italiane. Le zona adiacenti a fiumi o bacini lacustri, in genere, sono più esposte al contagio, data la naturale proliferazione di zanzare in tali zone. Nel 2011 sono state riscontrate diverse morti tra gli equini per il virus anche in Sardegna. Il primo caso di febbre del Nilo occidentale neuroinvasiva in Italia si è verificato nel settembre 2008. Nel 2011 in Sardegna il virus ha causato la morte di due uomini, di 70 e 34 anni rispettivamente.

Prevenzione

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Malattie trasmesse da zanzare § Profilassi.

A livello individuale sono efficaci i mezzi di prevenzione tradizionali contro le zanzare: insetticida o spray anti-zanzare. È utile poi portare vestiti che coprano braccia e gambe. Gli insetticidi costituiscono un metodo semplice ed efficace per ridurre la popolazione di zanzare. Tuttavia, essi agiscono solo contro le zanzare adulte.

La vaccinazione può notevolmente ridurre il rischio per i cavalli di subire le complicazioni del virus della West Nile. Tale efficacia è stata dimostrata con successo negli Stati Uniti, dove il numero di casi equini riportati è diminuito di anno in anno dal picco del focolaio endemico nel 2002.

Per proteggere i cavalli dal virus l'animale deve essere vaccinato prima della stagione degli sciami di zanzare, quindi prima di essere esposto al rischio di punture. La prima vaccinazione è seguita da un richiamo dopo 3-5 settimane, dopo il quale si dovrebbe fare un richiamo annuale. L'insorgenza dell'immunità inizia tre settimane dopo la seconda vaccinazione.

È raccomandabile evitare il contatto diretto con animali morti e stare lontano da luoghi a rischio come stagni e superfici umide (sottovasi).

Studi del 2009 hanno riscontrato:

  • Una ricerca fatta negli Stati Uniti sul sangue di 6,2 milioni di donatori ha permesso di trovare 1000 donatori positivi e due probabili casi di trasmissione di encefalite, legata al virus, per trasfusione sanguigna.
  • Durante uno studio analogo nel dipartimento francese di Var, in un test, che ha coinvolto 200 donatori, è risultato che l'1% di questi era positivo.
  • La Svizzera ha adottato delle misure preventive: chi si è recato in luoghi a rischio (tra cui gli USA) non può donare sangue per 6 mesi.
  • In Italia nell'agosto 2008 si è registrata la presenza del virus West Nile in alcune province dell'Emilia-Romagna, del Veneto e della Lombardia, tutte in prossimità del fiume Po e del suo delta. Il primo caso, nel corso del 2009, è stato confermato in un cavallo il 29 luglio 2009, a nord di Correggio, una cittadina che dista 60 km da Ferrara, luogo dove ha avuto inizio l'epidemia del 2008, che ha colpito complessivamente una settantina di cavalli e sei esseri umani. Dopo questa epidemia il WNV è stato dichiarato endemico in Italia.

fonte wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Virus_del_Nilo_occidentale



 
HOME